Poi venne un uomo Alla memoria di Franco Basaglia Anima, lo so che la follia sempre ti ha fatto paura! Chi si mostrava non conforme alla comune idea razionale, chi bruciava la sua esistenza con alcol e droghe, da sempre ti ha terrorizzata e lo hai tenuto lontano come non-uomo, codardamente considerato come feccia d’umanità. Ma ora considera quanti improponibili spazi la società razionale previde per loro! Ti rammenti di Pietro quando quel giorno ruppe specchi e armadi di casa? Vennero, lo presero e gli misero una camicia. Ti rammenti di Carlo? Gli era così cresciuta nel cuore la pietà religiosa che voleva imitare il Cristo camminando sulle acque del lago. Vennero, lo ripescarono appena in tempo e lo rinchiusero. Anima, non provarono, né allora né dopo innumerevoli giorni di sofferenze, a leggere dentro. Si limitarono ad applicare i protocolli e fabbricarono il malato, un uomo vuoto, dimentico di dignità, senza casa né affetti, suddito in cattività. Anima, perché non vollero capire i loro disagi che potevano anche essere temporanei? Poi venne un uomo a negare il malato artificiale, a togliere inferriate, a mettere da parte chiavi e sciogliere lacci, a concepire spazi più umani in comunità terapeutiche. Così non vedesti più crani rasati, ma persone che ricordarono i loro nomi, ritrovarono un sorriso, indossarono un vestito. Scardinò quell’uomo l’idea illuministica dell’istituzione unica, separata dal resto della società infiocchettata di ragione. Poesia, mia ultima dea

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